Il progressivo diminuire delle api e la crescente minaccia portata dall’inquinamento devono aver fatto scattare più di un campanello d’allarme negli studiosi di tutto il mondo, memori forse anche della drammatica constatazione (poi identificata come non attribuibile al geniale fisico di Ulma) che Albert Einstein faceva della possibile scomparsa dell’ape: “All’essere umano non rimarrebbero che quattro anni di vita se le api dovessero scomparire”.
Sviluppati all’Istituto nazionale di scienze e tecnologie industriali avanzate (Aist) di Tsukuba, questi robot volanti hanno una struttura ancora piuttosto rudimentale alla quale è stata applicata sul fondo una piccola striscia di setole ricoperte di un particolare gel che permette di prelevare il polline da un fiore per poi rilasciarlo sul fiore successivo.
Il comportamento del tutto simile a quello naturale di api e farfalle e altri insetti impollinatori è ancora guidato dagli uomini ma lo studio condotto prevede, grazie all’implementazione di GPS e intelligenza artificiale, che i piccoli droni possano agire autonomamente, formando sciami in grado di affiancare o rimpiazzare le specie in via d’estinzione.
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