Il telescopio spaziale James Webb è stato lanciato su un razzo Ariane 5 dal porto spaziale europeo nella Guyana francese, alle 13:20 CET del 25 dicembre per la sua esaltante missione alla scoperta dei segreti dell’Universo.
Dopo il lancio e la separazione dal razzo, il centro operativo della missione Webb a Baltimora, negli Stati Uniti, ha confermato che il pannello solare si è aperto ed è in buone condizioni, decretando così il successo del lancio.
Durante il prossimo mese, il telescopio Webb, frutto di una collaborazione internazionale tra la NASA, l’ESA e l’Agenzia Spaziale Canadese (CSA), viaggerà verso la sua destinazione finale dove studierà l’Universo nell’infrarosso: il secondo punto di Lagrange (L2)
“Il lancio di Webb è la massima celebrazione della collaborazione internazionale che ha reso possibile questa missione così innovativa. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno collaborato al progetto, alla costruzione, al lancio di questo ambizioso telescopio, per aver reso possibile tutto questo. A breve riceveremo la nuova visione di Webb dell’Universo e vedremo le entusiasmanti scoperte scientifiche che farà”, afferma Josef Aschbacher, Direttore Generale dell’ESA.
“La scommessa legata al telescopio Webb non riguarda ciò che già sappiamo scoprirà, ma quello che ancora non conosciamo o non possiamo comprendere dell’Universo. Non vedo l’ora di scoprire cosa troverà!”, aggiunge l’amministratore della NASA Bill Nelson.
Il telescopio Webb sarà in grado di investigare nel passato delle nostre origini, dalle prime galassie dell’Universo alla nascita delle stelle e dei pianeti, fino ai pianeti extrasolari potenzialmente in grado di ospitare la vita, e del nostro sistema solare.
Webb stazionerà a circa 1,5 milioni di km dalla Terra in un punto dello spazio noto come il secondo punto di Lagrange (L2). I punti di Lagrange sono posizioni nello spazio in cui l’attrazione gravitazionale del Sole e della Terra è compensata dalle forze orbitali, offrendo quindi una posizioni stabile per l’osservatorio. L2 segue la Terra attorno al Sole, e il telescopio Webb percorrerà una cosiddetta “orbita halo” attorno a L2 mentre L2 orbita attorno al Sole. La Terra stessa si trova a circa 150 milioni di km dal Sole.
Cosa permetterà il telescopio spaziale James Webb?
Lo scopo principale di Webb è investigare le origini del cosmo: osserverà le prime galassie dell’Universo, rivelerà la nascita delle stelle e dei pianeti ed esaminerà i pianeti extrasolari che hanno il potenziale di ospitare la vita. Dove e come si formano e evolvono i sistemi planetari? Fino a poco tempo fa, l’unico sistema planetario che si poteva studiare era il nostro Sistema Solare. Negli ultimi anni, gli astronomi hanno scoperto migliaia di pianeti che orbitano attorno a stelle che non sono il nostro Sole. Sono chiamati pianeti extrasolari.
Grazie a queste scoperte, e a quello che Webb riuscira’ a vedere, potremo dare risposta a domande fondamentali quali: e’ la Terra unica? Esistono sistemi planetari simili al nostro? Siamo soli nell’Universo?

Grazie alle sue potenti capacità alle lunghezze d’onda infrarosse, Webb consentirà di osservare come mai prima i pianeti del nostro meraviglioso Sistema Solare. Guardando oltre, Webb studierà in modo dettagliato le atmosfere dei pianeti al di fuori del nostro Sistema Solare. Cercherà atmosfere simili a quelle della Terra e tracce di sostanze chiave come metano, acqua, ossigeno, anidride carbonica e molecole organiche complesse, con l’obbiettivo ambizioso di individuare gli elementi necessari alla vita. In questo senso, il telescopio Webb sara’ complementare alla missione Ariel (Atmospheric Remote-sensing Infrared Exoplanet Large-survey) dell’ESA, un telescopio spaziale il cui lancio è previsto nel 2029 e che studierà i costituenti dei pianeti extrasolari, così come la loro formazione e la loro evoluzione.
Webb è in grado di studiare i pianeti extrasolari durante il loro passaggio davanti alle rispettive stelle ospiti (noto come transito). La luce della stella che passa attraverso l’atmosfera interagisce con gli atomi e le molecole presenti nell’atmosfera e cosi gli astronomi ottengono informazioni sugli elementi presenti, che poi aiutano a dedurre condizioni quali temperatura, composizione chimica e stato fisico dell’atmosfera del pianeta studiato.