Durante l’avanzata degli americani a Baghdad, il personale del museo si allontanò dall’edificio per paura dei bombardamenti.
Il museo non venne salvaguardato dai militari e fu saccheggiato da un primo gruppo di razziatori.
Nei giorni successivi il museo fu depredato da razziatori più esperti. Intanto la notizia del saccheggio si diffuse anche in Occidente ed eminenti studiosi cominciarono a fare pressioni perché si intervenisse.
La stampa pubblicò informazioni contrastanti e poco chiare. Il 16 Aprile i soldati americani ricevettero finalmente l’ordine di intervenire per proteggere il museo, ma ormai si parlava di decine di migliaia di reperti trafugati. Al termine di questi giorni mancavano all’appello circa 15.000 reperti (le cifre fornite inizialmente erano molto più alte, ma, fortunatamente, si basavano su informazioni inesatte e sono state rapidamente ridimensionate) e molti altri erano stati danneggiati per sfregio.
Circa 4000 di questi reperti sono tornati al museo, come il Vaso di Warka, la Dama di Uruk, e la Statua Bassekti, ma risultano ancora mancanti numerosissimi reperti, tra cui migliaia di sigilli.
Dopo 6 anni, finalmente, riaprono, anche solo virtualmente le porte di uno dei musei più ricchi di reperti e di storia. Otto porte d’accesso per entrare nelle meraviglie della Mesopotamia antica e godere con un click di molti fra gli strepitosi gioielli del museo di Baghdad riaperto nel febbraio 2009 ma ancora inaccessibile ai più.
Realizzato dal Cnr e promosso nel 2005 dall’allora ministro degli esteri Gianfranco Fini – che lo ha presentato questa mattina alla stampa insieme con l’attuale capo della Farnesina Franco Frattini, il ministro dei beni culturali Sandro Bondi, il direttore del Cnr Roberto De Mattei, il direttore di Rai Uno Mauro Mazza e il segretario generale, ambasciatore Giampiero Massolo – è finalmente realtà, da oggi, il museo virtuale dell’Iraq.
Non un semplice contenitore degli oggetti posseduti dal museo iracheno, ha spiegato De Mattei insieme con l’archeologo che ha curato il progetto, Massimo Cultraro, bensì un vero e proprio piccolo viaggio virtuale, pensato per il grande pubblico e per la comunità scientifica, attraverso 6000 anni di storia della Mesopotamia. In rete 8 sale tematiche, dalla preistoria fino all’età islamica, all’interno delle quali sono presentati alcuni degli oggetti più belli e significativi.
Nel sito, fruibile in italiano, arabo e inglese, anche dei videoclip che ricostruiscono la storia e la costruzione delle principali città. “Un’opera – ha detto Frattini – che ha permesso di far emergere l’eccellenza dell’Italia anche in questo campo e, soprattutto, di fare della cultura lo strumento per permettere ad un popolo duramente provato dagli eventi bellici di rialzarsi in piedi, di ritrovare attraverso il proprio patrimonio storico ed artistico il senso di unità che permette di superare le difficoltà e di operare affinché un nuovo Iraq possa rinascere”.
Da non perdere www.virtualmuseumiraq.cnr.it
Leave a Reply