Scienziati italiani hanno scoperto un potenziale bersaglio terapeutico per molti tumori: si tratta di una molecola che, impedendo l’invecchiamento cellulare, favorisce l’insorgere del cancro. Infatti, spiega, Bruno Amati dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, inibendo questa molecola, chiamata ‘Cdk2’, si mettono fuori uso le cellule tumorali in provetta. Gli esperti hanno scoperto che Cdk2 interagisce con un altro sorvegliato speciale dei tumori, il gene myc.
“Attualmente sono stati già sviluppati dei farmaci inibitori di Cdk2 – ha spiegato Amati che ha condotto lo studio con Stefano Campaner – farmaci che in futuro potrebbero essere usati come terapie contro i tumori legati a disfunzioni del gene Myc; questi ultimi infatti, come indicato dal nostro lavoro, dovrebbero essere proprio i tumori sensibili a tali farmaci“. I risultati della loro scoperta saranno pubblicati sulla rivista Nature Cell Biology. Gli esperti si sono accorti che un oncogene, ovvero un gene che provoca il cancro, chiamato Myc, si comporta in modo differente se nelle cellule si disattiva la proteina cdk2: Myc, senza cdk2, infatti, innesca un processo di senescenza e morte cellulare. Poiché Myc è coinvolto in un gran numero di tumori, ha spiegato Amati, per esempio nei linfomi, nel neuroblastoma, in alcuni casi di cancro al seno e al colon-retto, “abbiamo pensato di vedere cosa succede se si spegne cdk2 in popolazioni di cellule tumorali (in cui Myc è attivo) coltivate in vitro“.
Il risultato è stato che le cellule invecchiano e perdono la capacita di moltiplicarsi. Ma i ricercatori hanno eseguito anche un secondo esperimento, questa volta su topolini geneticamente predisposti ad ammalarsi di linfoma: hanno disattivato cdk2 nei globuli bianchi dei topi ancora sani e visto che in questa maniera i topolini si ammalano più tardi del previsto e con minor frequenza.
“Adesso – ha anticipato Amati – stiamo pianificando di fare un nuovo esperimento su topi, questa volta già malati di tumore, per vedere se i farmaci inibitori di Cdk2 bloccano la neoplasia“. Per questo esperimento, ha concluso, ci vorrà da un anno a un anno e mezzo e, se l’esito sarà positivo, si potrà profilare la possibilità di sperimentazioni cliniche (su pazienti) con inibitori di Cdk2.
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