Questa sembrerebbe essere la volontà del governo espressa dal Ministro della Salute, Baeatrice Lorenzin, all’indomani della manifestazione organizzata da Greenpeace proprio davanti la sede del Ministero. Dopo le rivelazioni che stanno emergendo grazie ai cosiddetti “Monsanto Papers” e lo scandalo del “copia-incolla” – ovvero parti del rapporto dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) che ha valutato i rischi dell’uso del glifosato sono stati copiati dalla richiesta di rinnovo dell’autorizzazione di Monsanto – nessuno può affermare con certezza che il glifosato è sicuro.
Greenpeace chiede perciò di istruire un’inchiesta per verificare l’esistenza di eventuali indebite influenze da parte di Monsanto o di altri produttori di glifosato sulle valutazioni che collegano il glifosato con il cancro negli esseri umani.
La valutazione in discussione in sede europea riguarda, infine, solo il principio attivo, non le formulazioni che vengono effettivamente commercializzate, per le quali nessuno sta verificando i rischi. Nella sua valutazione del 2015, l’EFSA ha riferito che non è possibile escludere effetti avversi dei formulati a base di glifosato. Eppure si vuole delegare questa valutazione ai singoli Paesi membri, che dovrebbero valutarne il rischio e garantire la sicurezza.
Intanto, 1,3 milioni di europei (più di 70 mila persone in Italia), hanno firmato in meno di cinque mesi, l’Iniziativa dei cittadini europei (ECI) per vietare il glifosato, assicurare che le valutazioni scientifiche dei pesticidi per l’autorizzazione in Ue si basino esclusivamente su studi pubblicati, e per proteggere persone e l’ambiente dai pesticidi tossici. È l’ECI sottoscritta più rapidamente in assoluto da quando l’Ue ha introdotto questo strumento nel 2012, promossa in Italia da una coalizione composta da oltre 45 associazioni.
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