Il nuovo libro di Marco Bobbio Troppa Medicina – Un uso eccessivo può nuocere alla salute (Einaudi 2017), rappresenta uno spaccato del rapporto tra pazienti e istituzioni sanitarie in cui è facile ritrovarsi o per esperienze direttamente personali o relative a parenti e amici, un rapporto che si nutre della fragilità del nostro essere e delle paure e incertezze che ci accompagnano ogni volta che affrontiamo una questione di salute.
In una società dove il “determinismo terapeutico“, costellato di analisi cliniche sempre più specifiche ed esami strumentali sempre più accurati, tende a spersonalizzare la figura del paziente riducendolo ad un insieme di numeri o valori “tout court”, l’autore cerca di riportare l’attenzione sul rapporto determinante che si dovrebbe instaurare tra dottore e paziente.
Quel rapporto di fiducia demolito nel tempo, dalle aspettative irrealistiche che tecnologia e progresso hanno instillato nelle speranze dei pazienti con la falsa idea che tutto sia risolvibile o indagabile, è minato alla base anche dall’aumento costante delle richieste di risarcimento, come evidenzia l’autore, individuate da un documento dell’Agenas in un “33% per le conseguenze di un intervento chirurgico, un 18% in carenze assistenziali, un 17% in diagnosi errate, un 7% di terapie incongrue e un restante 25% per altri specifici motivi”. Il rischio evidenziato è capace da solo di indurre il medico a cercare certezze nei dati risultanti dalle analisi e non nelle proprie capacità di diagnosi.
Ad ulteriore supporto di questa tesi viene citata l’indagine del 2009 del Centro Studi Federico Stella nella quale su un campione di 307 chirughi intervistati “il 70% afferma di aver proposto un ricovero in ospedale nonostante il caso fosse gestibile in ambulatorio, il 61% di aver prescritto un numero di esami maggiore rispetto a quello necessario, il 51% di aver prescritto farmaci non necessari. L’80% ha dichiarato di richiedere esami non necessari per timori di un contensiozo medico legale, il 60% per timore di ricevere una richiesta di risarcimento“.
In un quadro già cosi complicato esercita una notevole influenza anche l’industria farmaceutica, la cui tendenza ad aumentare il mercato dei malati è economicamente irresistibile, mediante l’applicazioni di criteri diagnostici sempre più ampi e grazie all’utilizzo di incentivi per indurre gli estensori delle linee guida ad abbassare i limiti per dare il via ai trattamenti farmacologici.
E se “la narrazione diventa uno strumento (per il medico NdR) per comprendere la pluralità delle prospettive di cura, per rendere protagonista il paziente del suo percorso di cura, rimettendo al centro del percorso diagnostico e terapeutico la percezione che lui stesso ha del suo malessere e della sua malattia”, la narrazione di Marco Bobbio è fluida e trasmette efficacemente i valori che sono alla base del suo percorso e che possono essere riassunti anche dalla sua esperienza di partecipazione al movimento Slow Medicine.
Così per chi volesse avere maggiori informazioni e per chi, come noi, ha trovato più di un motivo per leggere tutto d’un fiato Troppa Medicina segnaliamo il sito di riferimento dell’interessante pubblicazione di Einaudi http://www.troppamedicina.it/ e i due appuntamenti del 31 Marzo che vedranno Marco Bobbio protagonista a Torino alle 11.30 con la lectio magistralis “Approccio multidisciplinare e multiprofessionale dal punto di vista della Slow Medicine” e successivamente alle 18:00 con un intervento sulle “Statistiche Ingannevoli” .
L’autore – Marco Bobbio, sposato da 43 anni, tre figli e una nipote, è segretario generale di Slow Medicine. Medico, specialista in Cardiologia e Statistica Medica. È stato ricercatore negli Stati Uniti, cardiologo responsabile dei trapianti di cuore a Torino e infine primario di Cardiologia all’Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo. È stato membro della Commissione Unica del Farmaco (CUF) e della Commissione Nazionale per la Ricerca Sanitaria, docente di Epidemiologia Clinica nel corso di Specializzazione di Cardiologia.
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