All’improvviso un conflitto. Così vicino da sentirne il rumore, così rumoroso da sentirne il fragore. Le guerre non più distanti come prima. Troppe persone in giro per il mondo, con cui abbiamo intessuto una fitta rete di rapporti, occasionali oppure virtuali – e comunque reali se si vuole – che è in grado di amplificare anche solo la tensione, la paura, figuriamoci il dolore. L’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, il disastro sociale dell’invasione russa, prima che nei telegiornali è nei post sui social network di chi è nato e vive smarrito e assediato in queste ore in Ucraina, nei post di chi adesso si trova lontano per lavoro, nei post di chi ha amici che vivono in Ucraina, nella preoccupazione per la propria incolumità o per quella di parenti o amici o anche semplici conoscenti. In un modo o nell’altro la tragedia ti raggiunge con la forza che una cosa del genere può avere solo quando in qualche modo ti tocca, la senti.
E se da un lato dobbiamo temere la tecnologia perchè rende le armi terribilmente efficaci, dobbiamo essere consapevoli che senza di essa non avremmo sentito così vicina l’Ucraina e avremmo probabilmente pensato che il popolo russo è rappresentato completamente ed esaustivamente da Putin ed il suo esercito, e non anche da quei 1700 coraggiosi contestatori arrestati in poche ore e da altri, magari meno impavidi, che comunque con le decisioni dell’ex KGB non hanno nulla a che spartire.

Tuttavia per quanto si possa provare interesse culturale per la politica per la geopolitica, le scienze storiche o semplice curiosità per le tecnologie avanzate anche a fini bellici, ecco, il fragore della guerra non lo sopportiamo. Abbiamo a cuore l’umanità, attraverso il discorso di Charlie Chaplin ne “Il Grande Dittatore” e attraverso la testimonianza diretta di Daria Yevenko.
“Mi sono svegliata oggi e si è scoperto che vivo nel paese creato da Lenin.
Grazie, signore, per la sua misericordia, ma non ne abbiamo bisogno.
Siamo ucraini!
Veniamo dall’Ucraina e ne siamo orgogliosi.
Possiamo essere spaventati da un esercito di 100.000 – 200.000 uomini vicino ai confini, ma so bene quali persone ci stanno proteggendo. Siamo protetti non da semplici militari o soldati, siamo protetti da soldati che hanno qualcosa per cui combattere e che hanno qualcuno da difendere.
Non obbediscono agli ordini di qualche nonno pazzo per colonizzare le terre altrui, ma obbediscono agli ordini del loro cuore per proteggere le propria terra, perché non abbiamo bisogno di qualcosa che appartenga a qualcun altro vogliamo solo difendere ciò che è già nostro!
All’età di 15 anni circa, ho capito chiaramente la differenza tra il “mondo russo” e la visione della mia terra. In quel momento ho smesso di vergognarmi della mia lingua madre, del vyshyvanka e della nostra storia. Passo dopo passo, il mio spirito è stato temprato da persone che lottavano per la nostra identità, per la nostra libertà. I soldati che venivano a mangiare nel bar dove lavoravo come cameriera, mi guardavano e non vedevo mai nei loro occhi la disperazione. In nessuno di loro.”
Passo dopo passo, il mio spirito è stato temprato da persone che lottavano per la nostra identità, per la nostra libertà Daria Yevenko

“In me, lo spirito ucraino è stato temprato dagli ufficiali della SSU (Security Service of Ukraine), che ci hanno insegnato a montare e smontare armi, a individuare e segnalare le mine anti uomo nelle foreste.
Ma oggi inizio una nuova pagina e voglio smettere di utilizzare la lingua russa, passo gradualmente alla lingua ucraina. Sono stanca che all’estero le persone sentendomi parlare in russo, immaginino che io sia russa, sono stanca di spiegare da dove vengo ogni volta.
Sono nella mia terra e parlerò la mia lingua madre, e così nella vita quotidiana, dai libri ai social network.
Perciò, cari amici, o sostenetemi o restate in silenzio per sempre.”
“Gloria all’Ucraina! Gloria agli eroi!“
“Non auguro la morte ai nemici, mi auguro che diventino più intelligenti e depongano le armi. Un’osservazione importante, non provo odio per i russi tantomeno per la lingua russa. Ho parlato russo per gran parte della mia vita, ma da oggi e per sempre la lingua russa è una lingua straniera per me, lo userò se necessario come l’inglese per comunicare.“
Daria Yevenko