Arriva dall’ESA l’allarme sul disastro climatico. L’innalzamento dei mari è un fenomeno inevitabile se non si interviene in maniera sistematica.
Due diversi approcci di ricerca, immagini dei satelliti e lo studio diretto nel ventre dei ghiacciai, una sola cruda realtà che racconta la progressiva disintegrazione dei giganti di ghiaccio in Antartide.

I ricercatori climatici hanno monitorato a lungo le dinamiche delle calotte glaciali nel Mare di Amundsen, concentrandosi in particolare sui ghiacciai Thwaites e Pine Island. I due si trovano fianco a fianco sulla penisola occidentale dell’Antartide, coprendo un’area delle dimensioni di circa nove stati costieri degli Stati Uniti dal Maine al Maryland. I due ghiacciai da soli immagazzinano ghiaccio che una volta liquefatto potrebbe rappresentare circa 1,2 metri di innalzamento globale del livello del mare.
Un gruppo di ricercatori, guidati da Stef Lhermitte, hanno trovato una chiara conferma visiva della disintegrazione del ghiacciaio, utilizzando decenni di immagini satellitari time-lapse. Il loro lavoro fa luce sull’accelerazione del processo di feedback, in cui la rapida perdita di ghiaccio sta aprendo la porta a uno scioglimento sempre maggiore.

Nel frattempo, un gruppo di ricerca internazionale separato ha optato per una prospettiva opposta, studiando il ghiaccio dal suo interno. Uno sforzo internazionale guidato dal British Antarctic Survey ha recentemente pubblicato due documenti (Hogan et al. E Jordan et al.) Che mostrano le prime mappe dettagliate del fondo marino ai margini del ghiacciaio Thwaites. Il team ha mappato i canali sottomarini profondi che sono responsabili dell’incanalamento dell’acqua calda delle correnti marine proprio sotto i ghiacciai. Le immagini ad alta risoluzione individuano i percorsi che consentono all’acqua calda di minare la piattaforma di ghiaccio.
La regione potrebbe aver superato un punto di non ritorno perché i danni sembrano aprire la strada a ulteriori fratture. Le crepe nella superficie del ghiaccio causano danni strutturali che possono innescare eventi di distacco su larga scala provocando un ulteriore indebolimento nelle diverse banchine, rendendo ciascuna di esse meno stabile.
Allo stesso modo, quando l’acqua calda delle correnti marine scioglie il ghiaccio dal basso, la piattaforma del ghiaccio perde il contatto con il fondo marino che la tiene in posizione. Il distacco dai “punti di pinning” può consentire al ghiaccio di accelerare e scivolare, con la conseguente formazione di fessure e avvallamenti, esacerbandone l’instabilità.
Nel loro insieme, la ricerca dipinge un quadro di un declino accelerato del ghiaccio. Tali feedback intensificano la portata e il ritmo del cambiamento e sono difficili da prevedere. Gli scienziati hanno concluso che la grande perdita di ghiaccio in questa regione sembra essere irreversibile.
Le proiezioni dell’innalzamento del livello del mare da parte di enti di ricerca come l’IPCC sono spesso conservatrici, e ripongono le speranze su una scala di conseguenze a metà strada. Ma gli scienziati notano che sono possibili esiti più disastrosi, soprattutto con l’amplificazione degli effetti di feedback. I climatologi hanno a lungo considerato la calotta glaciale dell’Antartico occidentale come un luogo probabile per un tale evento anomalo che potrebbe sollevare i mari di ben 3,4 metri, con conseguenze inevitabilmente catastrofiche.